di Maurizio Vitta
“Noi leggiamo il mondo e la sua storia attraverso le immagini che di essi disegniamo, e le immagini del nostro tempo si compongono sempre di più in figurazioni digitalizzate, programmate, fantasmatiche, la cui relazione di verità con il reale rende definitiva l’ambiguità che turbò il pensiero platonico, costretto ad ammettere, proprio nelle immagini, una insopportabile compresenza tra l’essere e il non essere. Ciò che ha cambiato radicalmente prospettiva è il loro potere di rappresentazione: mentre un tempo esse, come le intese in seguito Aristotele, si ponevano in funzione mediatrice tra il soggetto e il fenomeno, oggi si pongono su un piano di parità rispetto all’oggetto reale, facendo dell’apparenza un essere dotato di una verità propria, la cui origine va ricercata nella tecnologia che le produce. Le forme che emergono da questo complicato universo tecnologico restano però, in ogni caso, forme del nostro mondo: la loro verità virtuale è comunque la nostra verità, sia perché vi convergono le dinamiche sociali e culturali su cui si costruisce la storia, sia perché essa è destinata, in un modo o nell’altro, a tradursi in oggetti, corpi, strutture, esperienze sensibili che popolano e alimentano la nostra quotidianità.”
☼ Maurizio Vitta, Il rifiuto degli dèi. Teoria delle belle arti industriali, Einaudi, Torino, 2012, p. 53 ☼
⊂Foto: A. I., Londra, 2015⊃